Con l’arrivo della primavera, gli arrampicatori escono dai tenebrosi bunker invernali ricoperti di resina; accecati dal sole, vagano nei boschi finché qualche escursionista, che è tutto l’inverno che gira, impietosito dal loro lamento Roccia!!! Roccia!!!, li accompagna alla base delle pareti. Qui, come per incanto, il contatto tattile li rianima e, come se fosse del tutto normale, iniziano a salire pareti inaccessibili ai più, abbigliati in modo curioso.
(anonimo bellariese)
Con l’arrivo della bella stagione, le palestre di roccia si animano di appassionati frequentatori, che godono della bellezza di questa attività.
Le palestre di roccia sono, oggi, ambienti relativamente sicuri; dobbiamo però sempre fare attente valutazioni: attenzione alla roccia sovrastante, lo stato delle chiodature degli itinerari e la precisa applicazione delle poche manovre necessarie per svolgere in sicurezza questa attività.
• In particolare, viste le cause più frequenti di incidenti in palestra, mi soffermerei su due argomenti.
La lunghezza della corda.
È ormai costume attrezzare itinerari anche molto lunghi (fino a 35/40 metri). Per potersi calare in moulinette necessita una corda di misura doppia e quindi occorre prestare la massima attenzione. Nel dubbio, non conoscendo la lunghezza dell’itinerario, fare un bel nodo inglese in fondo alla corda; non passa nel gri-gri e/o secchiello, quindi l’assicurazione al compagno è garantita sempre e comunque.
La manovra di frazionamento alla sosta.
Le soste degli itinerari di palestra sono normalmente attrezzate con due ancoraggi alla roccia, una catena che li unisce e un moschettone o un anello e/o falsa maglia per la calata.
MOSCHETTONE
Pregi: massima comodità di inserimento della corda per la calata da parte di chi sale da primo la via.
Difetti: in caso di apertura fortuita della leva e fuoriuscita della corda, colui che sale con la corda dall’alto, potrebbe ritrovarsi senza alcuna assicurazione in parete. Obbligo del primo di cordata la valutazione dell’integrità del moschettone e di come lavora la corda durante le manovre; essa non deve mai interferire con la leva del moschettone stesso. Se la via verrà ripetuta da più persone con la corda dall’alto, meglio aggiungere sulla sosta un moschettone con ghiera che l’ultimo toglierà prima di calarsi.
ANELLO
Pregi: la corda, una volta inserita, garantisce una perfetta assicurazione dall’alto. L’anello, per garantire un’adeguata tenuta e offrire un adeguato raggio di curvatura poco usurante alla corda, dovrebbe essere di un diametro di almeno 10 millimetri.
Difetti: costringe il primo di cordata ad autoassicurarsi alla sosta dopo averla eventualmente rimandata, se in posizione scomoda, e ad effettuare la cosiddetta manovra di frazionamento con la corda di cordata.
Passiamo ora ad illustrare la manovra di frazionamento che richiede sempre attenzione e collaborazione attenta dell’assicuratore alla base:

- L’arrampicatore arriva alla sosta, si autoassicura con moschettone e/o rinvio preparato ad un ancoraggio della sosta e all’anello di servizio dell’imbragatura.
- Chiede un metro o più di corda di cordata all’assicuratore e la inserisce doppiata nell’anello predisposto della sosta, facendola scorrere oltre l’anello stesso.
- Esegue sull’asola di corda doppiata ottenuta un nodo delle Guide con frizione identico a quello di cordata; collega, con un moschettone a ghiera, l’asola del nodo con l’anello di servizio dell’imbragatura (chiudere bene la ghiera).
- Slega il nodo di cordata con cui era salito e sfila lo spezzone di corda in eccesso dall’anello della sosta.
- Ordina al compagno alla base di recuperare la corda lasca e di prepararsi a calarlo; elimina l’autoassicurazione ed è pronto per essere calato.
Nell’anello rimane la corda passata normalmente e soprattutto, come potete notare anche dai disegni, l’arrampicatore non interrompe mai la catena di assicurazione.
E dimenticavo: arrampicate in libera e rimandate tutti i chiodi liberamente!!
La prossima volta vi parlerò della grande utilità del casco, ma prima devo lavorare su di me, altrimenti non sono credibile.
L’omo è omo e la carne è debole. Salutoni.
Nereo Savioli














